Sperimentazione di tecniche di coltivazione alternative
La manodopera necessaria per la raccolta dei fiori, la separazione degli stimmi e l’essiccazione dello Zafferano rappresenta un’ostacolo che lascia limitati margini di profitto agli agricoltori. La difficoltà è duplice: da una parte, vi sono i costi elevati della manodopera; dall’altra, la fatica del lavoro in campo, chinati per molte ore, alla mercè di sole, vento o pioggia.
Oggi la coltivazione dello Zafferano avviene più o meno con le stesse tecniche usate dai nostri antenati secoli fa: lavorazione tutta manuale su piccoli appezzamenti di terreno, curati spesso da aziende a conduzione familiare, molto frazionate sul territorio.
Nonostante l’indiscusso valore della spezia, l’evoluzione della coltivazione di Zafferano è stata limitata rispetto ad altre colture orticole intensive dove, invece, la meccanizzazione ha permesso uno sviluppo tale da poter aprire nuovi orizzonti commerciali.
Timidi tentativi di meccanizzare alcune operazioni dello Zafferano sono stati in parte coronati da successo, sebbene circondati da un’aura di scetticismo che ne ha impedito la diffusione.
Obiettivi del Progetto
Studiare la meccanizzazione della coltivazione dello Zafferano e sviluppare prototipi sulla base di conoscenze e richieste specifiche degli agricoltori. Ad oggi esiste già il prototipo per la separazione dei pezzi fiorali e la raccolta degli stimmi, prototipo da migliorare e velocizzare, ma che rappresenta un importante passo avanti per accompagnare e diffondere la coltivazione dello Zafferano nel nuovo millennio.
Collaborazioni
Progetto in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari.